Nati per soffrire e per non curarsi dei dettagli

«Meglio soffrire per poi gioie che illudersi per poi morire». Chi lo avrebbe mai detto negli anni Novanta che questo brillante slogan della Curva dei tifosi del Foggia sarebbe diventato il miglior claim per i cento anni del club? Già perché c’è una grande verità in quella frase: esiste un filo che collega il Foggia al dover soffrire. Le testimonianza è ben visibile nelle condizioni in cui è stata festeggiata la storica data del centenario, il 12 maggio. E lo dico al netto del terribile evento pandemico che ha bloccato e sta bloccando il mondo, perché su quella tragedia non si scherza e l’argomento non va neanche lontanamente associato ad argomenti frivoli come lo sport o il calcio.

CONTRAPPASSO – Il riferimento va a tutto il resto del contesto in cui la città ha iniziato questi secondi cento anni di vita rossonera. Come in una trama scritta in alcuni punti secondo la “legge del contrappasso” dantesco ovvero con una pena che colpisce i tifosi mediante il contrario della loro colpa. Solo un anno fa, nei sogni dei tifosi la ricorrenza avrebbe dovuto coincidere con la promozione in Serie A. Ecco il contrappasso: la ricorrenza è stata celebrata in Serie D, punto più basso della storia del Foggia. Non solo.

SLIDING DOORS – Nonostante tutto la data avrebbe potuto coincidere con una promozione in C, certo una magra consolazione ma comunque si trattava di una promozione. Contrappasso! Il traguardo è stato mancato per un solo punto, così come l’anno prima la Serie B è stata persa per un punto. Un solo, misero, punticino. Bastava portare a casa la vittoria a Brindisi o Casarano, con le quali i rossoneri erano passati in vantaggio, oppure vincere ad Agropoli, contro l’ultima della classe, ed oggi quanto mento sarebbero usciti dall’onta dei dilettanti. Sliding doors, appuntamenti con le svolte favorevoli mancate sempre di qualche secondo, come spesso è accaduto nella storia rossonera. E ancora.

DUBBI – Il centenario è giunto proprio nel momento in cui si cerca una via di soluzione alla diatriba mediatica tra i rappresentanti della società rossonera, in attesa di conoscere un futuro che sembra ingarbugliato. Chi sarà il proprietario nella prossima stagione? Il club sarà ceduto? In quale categorie militerà? Serie D? Serie C? Oppure verrà introdotta la C2. Dubbi, elucubrazioni mentali che fanno esclamare ai tifosi: “Siamo ormai a giugno!”. Eh sì, se si parla di certe cose è sicuramente giugno, è un grande classico.

FIN DAL PRIMO MOMENTO – Tormenti. Inquietudini di una storia lunga cento anni e fatta di alti e bassi. Anzi, di picchi vertiginosi e di discese ripidissime. Doveva saperlo dal primo minuto, il Foggia: vinse il suo primo campionato nel 1923, al primo anno di affiliazione alla FIGC. Vinse la Seconda Divisione (si giocò tutta a novembre per poi dare spazio alla Prima Divisione). Retrocedette subito, con un giallo. I rossoneri arrivarono ultimi nel girone Pugliese ma il Comitato Regionale Pugliese stabilì uno spareggio tra l’ultima di Serie A, il Foggia, e la prima di Serie B, il Bari. L’andata si disputò a Foggia e vide il successo dei rossoneri 2-0. Il ritorno non si disputò, perché prevalse la linea del Bari che rivendicava la promozione diretta. Foggia retrocesso.

MONTAGNE RUSSE – Al di là di chi avesse ragione o torto, da notare è il sali e scendi di emozioni per i tifosi: Prima promossi, poi ultimi, successivamente speranzosi in uno spareggio, felici per la vittoria nel match di andata e poi retrocessi. Tutto in neanche dodici mesi, forse dieci. Ed era solo il primo anno di attività. Il resto della storia parla nel 1952 di uno spareggio con lo Stabia perso nonostante un campionato condotto sempre in testa, della gioia della promozione in B del 1960 e dell’immediato ritorno in C. La straordinaria parentesi dal 1962 al 1979, nell’arco della quale il Foggia conosce solo Serie A e B, poi dieci anni di buio fino alla nascita di Zemanlandia. Una manciata di anni densissimi di emozioni, poi oltre venti anni di oblio. E ancora la promozione in B del 2017 e la caduta tra i dilettanti.

DETTAGLI – Su e giù, su e giù, sempre. Ecco, ci vuole coraggio per essere innamorati del Foggia. Il tifoso lo sa e si adegua. E’ ben consapevole di dover soffrire e lo accetta perché sa che dopo tanti patimenti, prima o poi, arriverà una gioia in grado di ripagare tutto. Durerà poco? Probabilmente sì. Ma ci sarà e questa è l’unica cosa che conta. E tutti vivono nell’attesa che si verifichi questa unica gioia in un saliscendi di patimenti. E nel mentre… la fiamma della passione continua a bruciare grazie ai papà, che raccontano ai figli quello che hanno visto, facendoli sognare e sperare. Li mantengono aggrappati ai colori della loro città, li rendono capaciti di sopportare qualsiasi categoria o accadimento. “Noi la abbiamo vista Foggia in A o in B… ed è stato bellissimo”. Ecco perché a Foggia la categoria conterà sempre relativamente. Ecco perché è un dettaglio.